Cajkovskij

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dal 08 Agosto 2021 al 08 Agosto 2021

L'8 agosto, alle ore 21:00, in Piazza Ruggero settimo, il direttore Eric Lederhandler, eseguirà varie sinfonie di "Čajkovskij"

“Anima russa” è il titolo di questa produzione che vedrà esibirsi, accanto all’Orchestra Sinfonica Siciliana, il talentuoso violinista Oleksandr Semchuk: una scintillante carriera concertistica iniziata a soli 8 anni, esibendosi con successo in tutto il mondo sia come solista che in collaborazione con musicisti di fama internazionale. Semchuk, di origini ucraine, risiede da alcuni anni in Italia dove svolge anche un’intensa attività didattica. È stato insignito di numerosi premi ("Laszlo Spezzaferri" - Verona, 2013, "Rinaldo Rossi" - Mantova, 2014) per gli straordinari risultati didattici e per il grande contributo allo sviluppo della scuola violinistica italiana. 

A lui è affidato il primo brano in programma, il Concerto in re maggiore op. 35, unico concerto per violino e orchestra del compositore russo. Brano di grande virtuosismo e ricco di inventiva tematica, vedrà sul podio dell’OSS Eric Lederhandler, direttore principale dell’Orchestre Philarmonique Royal de Liège dal gennaio 2020, direttore musicale della Jiangsu Symphony Orchestra (Nanking - Cina) e artista dalla ricca carriera internazionale.

Alla sua bacchetta è affidato il secondo brano, la Sinfonia n. 4 in fa minore op. 36. Diretta trionfalmente da Rubinštein alla prima esecuzione avvenuta a Mosca nel 1878, la quarta sinfonia costituisce la prima opera della cosiddetta Trilogia del destino e si impone immediatamente per la forza drammatica dei suoi temi, che evocano il “fato”, i sentimenti forti e le passioni profonde ad esso legati. 

Concerto in re maggiore per violino e orchestra op. 35

Il Concerto in re maggiore per violino e orchestra fu scritto da Čajkovskij tra i mesi di marzo e aprile 1878 a Clarens, presso il lago di Ginevra, dove si era rifugiato per riprendersi da una grave crisi depressiva che lo aveva portato alle soglie della follia. L’affrettato matrimonio con Antonina Miljukova, che si era rivelato fallimentare tanto da non superare il breve periodo di tre mesi, aveva minato il suo fragile equilibrio psichico come egli stesso ebbe modo di precisare in una lettera all’amica Nadežda von Meck:

“Ho passato due settimane a Mosca con mia moglie. Sono state due settimane di insopportabili e continue torture morali. Ero disperato. Ho cercato di morire perché mi sembrava l’unica via di scampo. Ho attraversato momenti di follia durante i quali la mia mente era piena di un tale odio verso la mia sfortunata moglie che ho desiderato di strangolarla. Ero incapace persino di fare il mio lavoro al conservatorio. Non sapevo più cosa fare”.

Una sera, quando la sua sofferenza ulteriormente acutizzatasi divenne insopportabile, egli si gettò nelle acque gelide della Moscova nella speranza di contrarre una malattia che lo conducesse a morte certa non volendo recare un disonore al nome della famiglia con un suicidio. I suoi propositi suicidi, per fortuna, fallirono e il bagno estemporaneo nella Moscova non procurò danni alla sua salute. Decise, allora, di abbandonare la moglie e di recarsi a Pietroburgo presso il fratello Anatolij che, vedendolo in quelle condizioni pietose, pensò bene di allontanarlo dalla Russia con la motivazione che Čajkovskij era stato scelto come rappresentante della Russia all’Esposizione Universale di Parigi. In realtà la meta del loro viaggio fu il paesino sul lago di Ginevra scelto per il clima particolarmente salubre idoneo a facilitare la cura anche delle malattie nervose e, grazie ad una vita tranquilla e regolare, lentamente il compositore recuperò una certa stabilità tanto da sentire il bisogno di riprendere a comporre. Nacque così l’idea del Concerto per violino e orchestra ispirato dal violinista Kotek che lo aveva raggiunto nella sua dimora svizzera e dei cui suggerimenti tecnici egli si avvalse per la parte solistica, anche se, nonostante la preziosa collaborazione del violinista, decise, poi, di dedicare il Concerto a Leopold Auer, caposcuola di un gruppo di violinisti per la maggior parte ebrei provenienti da Odessa, motivando tale scelta, come scrisse al suo editore  Jurgenson, con il desiderio di non suscitare nuovi pettegolezzi. Auer, tuttavia, pur dichiarandosi lusingato e onorato per la dedica, si rifiutò di eseguire il Concerto che poté avere la sua prima esecuzione europea a Vienna il 4 luglio 1881 grazie al giovane violinista Adolf Brodski, al quale il compositore alla fine dedicò la partitura. Nonostante i consensi favorevoli del pubblico i critici, soprattutto Hanslick, non furono molto clementi, come lo stesso Čajkovskij ebbe modo di testimoniare:

“Per caso, nella sala di lettura dell'hotel, mi è capitata in mano una copia del quotidiano «Neue Freie Presse», dove Hanslick tiene la sua rubrica musicale. A proposito del mio Concerto per violino, scrive che, in generale, per quanto conosca le mie opere, esse si distinguono per la loro incoerenza, completa mancanza di gusto, rozzezza e barbarie. Per ciò che riguarda il Concerto per violino il suo inizio non è male, ma più si va avanti, peggio è. Alla fine del primo movimento, egli sostiene, il violino non suona, bensì raglia, stride, ruggisce […] Auer, a cui il concerto era dedicato, mi gioca sporchi tiri di ogni genere. Come non essere commosso e riconoscente al caro Brodksij che sopporta adesso, a causa mia, gli insulti dei giornali viennesi?” 

Le stroncature della critica non scoraggiarono il giovane violinista che eseguì nuovamente il Concerto a Mosca il 20 agosto 1882 con un discreto successo.

Il primo movimento, Allegro moderato, in forma-sonata, si apre con un motto introduttivo affidato agli archi e ripreso quasi in eco dai legni mentre il solista, dopo una breve cadenza dove presenta le caratteristiche melodiche, timbriche e tecniche dello strumento, espone il primo tema (Moderato assai), semplice ma appassionato e subito variato in senso virtuosistico; anche il secondo tema, di carattere lirico e contrastante con il primo, è sottoposto a un’importante elaborazione virtuosistica. Il secondo movimento, Canzonetta (Andante), si apre in modo molto suggestivo dal punto di vista timbrico con una combinazione di corni e archi tipica della scrittura di Čajkovskij. Il violino espone una melodia di raccolto lirismo strutturata in modo asimmetrico. Questo secondo movimento, che ha una struttura tripartita con un’introduzione e una coda, si segnala per una scrittura molto raffinata dal punto di vista timbrico che pone a confronto il solista con gli altri strumenti e con piccole sezioni orchestrali. Di carattere spiccatamente virtuosistico è il Finale, Allegro vivacissimo, nel quale vengono esposte tre diverse idee tematiche; la prima, introdotta da una breve cadenza, è molto sviluppata, mentre la seconda è un tema di danza e la terza, infine, che funge quasi da intermezzo, è esposta dai legni e, poi, ripresa dal solista.

Sinfonia n. 6 in si minore op. 74 “Patetica”

Anche la Sesta sinfonia è l’ultimo lavoro sinfonico di Čajkovskij che così presentò in una lettera al nipote:

“Non puoi immaginare con quanto ardore lavori intorno alla mia nuova opera […]. Durante il viaggio a Parigi mi è venuta l’idea di una nuova sinfonia sopra un programma che rimarrà un enigma per tutti; lasciamo che ci si rompano il capo intorno!... Quale esso sia, traduce i miei più reconditi sentimenti: spesso in viaggio, mentre andavo mentalmente articolandone l’abbozzo, ho pianto come un bambino”, e in un’altra del 30 ottobre 1893 indirizzata a Jurgenson leggiamo a proposito della prima esecuzione:

“Accade qualcosa di strano con la mia sinfonia! Non si può dire che non piaccia, ma piuttosto che provoca smarrimento”.

In questa sintetica considerazione è racchiusa l’impressione non certo confortante e lusinghiera che Čajkovskij ricavò dalla fredda accoglienza del pubblico alla prima esecuzione, avvenuta 2 giorni prima a Pietroburgo sotto la sua direzione, della sua Sesta e ultima sinfonia. L’accoglienza del pubblico aveva, in parte, confermato le perplessità del compositore su questa sua creatura, maturate, soprattutto, durante le prove che avevano messo in evidenza alcuni difetti del Finale apparso allo stesso Čajkovskij fiacco. Le sue perplessità non riguardavano tanto il contenuto programmatico, che, come egli stesso ebbe modo di affermare nei suoi carteggi, lasciava intenzionalmente alla capacità dell’ascoltatore di indovinarlo, ma la struttura formale della sinfonia. Čajkovskij, infatti, stava attraversando un periodo di grave crisi d’ispirazione nelle composizioni che avevano una struttura conforme ai principi della sinfonia classica; a tale proposito non è superfluo sottolineare che il compositore russo aveva composto la Quinta sinfonia nel 1888, ben cinque anni prima, e che nel 1892 ne aveva abbozzato una, il cui materiale, in seguito, fu rielaborato da Taneev in un concerto per pianoforte e orchestra, apparso postumo come Concerto n. 3. La scelta di Taneev, stretto collaboratore di Čajkovskij, di rielaborare questa sinfonia, appena abbozzata nel 1892, in modo da darle la forma di un concerto per pianoforte e orchestra, molto probabilmente seguiva fedelmente l’intenzione del compositore che, però, non riuscì a dare corso ad essa e, alla fine, scrisse un pezzo in un solo movimento, Konzertstück. Una traccia di questa indecisione tra la forma del concerto e quella della sinfonia è rimasta nella Sesta sinfonia, i cui abbozzi furono compiuti tra il 16 febbraio e il 5 aprile 1893, mentre l’orchestrazione fu completata soltanto nel mese di agosto. Una settimana prima del suo debutto a Pietroburgo, la Sinfonia fu eseguita in forma privata il 21 ottobre dagli allievi del Conservatorio diretti da Safonov. Sebbene, dal punto di vista formale, la Sinfonia evidenzi alcune anomalie, come, per esempio, quella di concludersi con un Adagio lamentoso in luogo del solito movimento vivace, il relativo programma, che Čajkovskij non scrisse, può essere facilmente intuito, senza lasciare adito ad alcun dubbio, in quanto rappresenta l’ultimo e più malinconico momento della cosiddetta trilogia del destino, aperta dalla Quarta sinfonia. Il carattere malinconico di essa, inoltre, molto probabilmente suggerì al fratello di Čajkovskij, Modest, il titolo di Patetica che il compositore accettò di buon grado. Come molte altre opere artistiche, in generale, e musicali, in particolare, anche questa sinfonia ottenne, soltanto dopo la morte del compositore, ad appena tre settimane dalla prima esecuzione, sotto la direzione di Nápravník, il giusto riconoscimento del pubblico.

Il primo movimento si apre con un cupo ed enigmatico Adagio, in cui il primo tema è esposto dal fagotto sulle quinte vuote dei contrabbassi che conferiscono al passo un forte senso di indeterminatezza. Dopo questa breve, quanto intensa introduzione, nell’Allegro ma non troppo prende avvio la vera e propria esposizione tematica ad opera delle viole che sviluppano il tema con una figurazione in cui il ribattuto, con la sua insistenza, rappresenta efficacemente l’incombere del destino. Carattere malinconico ha, invece, il secondo tema esposto dagli archi nell’Andante, mentre un perentorio, quanto inquietante, accordo di settima dà l’avvio alla vorticosa e tormentata sezione centrale (Allegro vivo), alla quale si ricollega la parte iniziale della riesposizione che trova il suo  punto culminante nella ripresa del secondo tema in si maggiore.

Il secondo movimento (Allegro con grazia) è un elegante, ma, al tempo stesso, malinconico valzer in un’insolita struttura metrica di 5/4 nella quale il ritmo ternario viene recuperato attraverso gli accenti che si sviluppano in modo asimmetrico. Nella prima misura, infatti, essi risiedono sul primo, sul secondo e sul quinto tempo, mentre nella seconda mettono in evidenza il primo, il secondo e il terzo. Questa struttura asimmetrica, così incerta e cangiante, si chiarisce nella sezione centrale, marcata dall’indicazione dinamica con dolcezza e flebile, nella quale, su un pedale di tonica di re maggiore, il primo flauto e i primi violini intonano una melodia accentuata sul terzo, sul quarto e sul quinto tempo, secondo uno schema ritmico costante in questo passo.

Il terzo movimento (Allegro con vivo), che assume i contorni di quello conclusivo di un concerto solistico per il carattere gioioso e complessivamente vivace, si apre con un tema rapido e scorrevole, affidato agli archi, al quale si contrappone un motivo marziale in cui è riproposto lo scardinamento dello schema ritmico attraverso un’accentuazione che travalica i limiti della misura in 4/4 per dare vita con il battere e il levare della misura successiva a un 5/4. La successiva sovrapposizione dei due temi con varianti anticipa alcuni importanti esiti mahleriani.

La sinfonia avrebbe potuto concludersi col vivace terzo movimento, ma Čajkovskij decise di aggiungerne un quarto lento che, apertosi con un Adagio lamentoso, ripropone e rievoca l’atmosfera mesta del primo movimento. Dopo la parentesi gioiosa, in realtà, tutti i fantasmi del primo movimento ritornano in questa vera e propria elegia funebre e, mentre il primo tema riappare nell’Adagio ma non troppo, il secondo viene ripreso nell’Andante in una forma ritmica diversa per l’utilizzazione di una struttura ternaria. Dopo uno sviluppo estremamente vario dal punto di vista agogico, la sinfonia si conclude con le drammatiche sonorità del fagotto, dei violoncelli e dei contrabbassi che avevano aperto il primo movimento.

L’acquisto e/o prenotazione dei biglietti è possibile attraverso le seguenti modalità:

PALERMO, P.ZZA RUGGIERO SETTIMO - domenica 8 agosto - ore 21 

  • INGRESSO A PAGAMENTO. Per l’acquisto, recarsi al botteghino del Teatro Politeama Garibaldi, aperto al pubblico tutti i giorni, domenica compresa, dalle ore 9 alle 13 e un’ora e mezza prima del concerto, oppure procedere all’acquisto online su Vivaticket (https://orchestrasinfonicasiciliana.it/it/attivita/estate/cajkovskij-3) e in tutti i punti vendita Vivaticket di Palermo. Il costo del biglietto è di € 10 (biglietto intero) o € 5 (biglietto ridotto per gli abbonati alla stagione 2019/2020 e gli under 30).

Per ulteriori informazioni, contattare il botteghino del Teatro Politeama (tel.: 091 6072532/533 - mail: biglietteria@orchestrasinfonicasiciliana.it). 

Data pubblicazione: